Salgemma
cloruro di sodio. Si ricava da estesi giacimenti formatisi per evaporazione di bacini marini. Utilizzato come
alimento, si trova in cristalli trasparenti e incolori, se puro; variamente colorato, se impuro. Corrisponde al sale da cucina).
VENEZIA GIULIA
Oggi unita al Friuli, comprende le province di Gorizia e Trieste, mentre la maggior parte del territorio (Pola, Fiume e parte delle province di Trieste e Gorizia)
appartiene alla Jugoslavia.
La I° Guerra mondiale la restituì all'Italia, che la tenne fino alla fine della II° guerra mondiale, quando
il trattato di pace del 10 febbraio 1947 la assegnò alla Iugoslavia, con eccezione di Gorizia e Monfalcone
che restavano all'Italia.
Trieste fu costituita in "Territorio libero" e restituita definitivamente all'Italia nel 1954 con un accordo
italo-jugoslavo.
TRIESTE
Dopo la fine della II° Guerra Mondiale (maggio 1945) la città di Trieste fu occupata da truppe jugoslave che
la tennero per 40 giorni, finchè vi entrarono gli Anglo-Americani.
Con il trattato di pace (Parigi, Febbraio '47) fu istituito lo Stato Libero di Trieste, nel tentativo di bilanciare
le opposte aspirazioni di Italia e Jugoslavia sulla città.
Esso comprendeva la città, il porto e un'esigua zona di retroterra (da Duino a Cittanovo).
Lo stato doveva essere amministrato da un governatore delegato dall' O.N.U., ma il difficile accordo tra URSS e le
altre potenze manteneva una situazione precaria che vedeva il territorio diviso in 2 zone: Zona A, amministrata
dagli alleati (Anglo-Franco-Americani); zona B, amministrata dalla Jugoslavia.
Questa situazione però aumentò la tensione dei rapporti tra gli alleati e il governo italiano e tra
questo e la Jugoslavia. Gli alleati venivano meno alla dichiarazione (non sottoscritta dall'URSS) del 20 marzo 1948
con la quale gli Anglo-Americani si impegnavano ad attribuire il territorio all'Italia; la Jugoslavia veniva
accusata dal Governo italiano di "snazionalizzare" la zona B sotto la loro amministrazione. Inoltre la dichiarazione
di Tito (28 agosto 1953) rivendicava parti della zona A. Lo schieramento di truppe italiane alla frontiera
segnò il culmine alle tensioni e l'inizio di trattative dirette tra i due popoli.
Le discussioni (segrete) culminarono con la firma (a Londra, 6 ottobre 1954) di un "memorandum d'intesa", con il
quale il territorio veniva diviso in due parti da una linea che seguiva (con lievi modifiche) quella delle due zone: zona A, che veniva unità all'Italia (Friuli-Venezia Giulia di cui formò una nuova provincia); zona B
alla Jugoslavia, costituendo (1963) la provincia di Capodistria.
FIUME [CROAZIA]
Assegnata alla Jugoslavia dal patto di Londra (26 aprile 1915), la cittā si pronunciò per l'Unione all'Italia (28 ottobre 1918), incoraggiando l'impresa di D'Annunzio (12 settembre 1919) che la
occupò. Dichiarata "Stato Libero" dal trattato di Rapallo (12 novembre 1920), Fiume venne assegnata
all'Italia in seguito al patto di Roma (27 gennaio 1924). Dopo la IIŠ guerra mondiale, il Trattato di Pace di Parigi (10 febbraio 1947) la assegnò alla Jugoslavia.
KOSOVO
Regione della ex Iugoslavia, al confine con l'Albania, la cui popolazione è composta da Kosovari, Albanesi, Serbi
CRONOLOGIA DEGLI ULTIMI AVVENIMENTI
1989: revoca dell'autonomia da parte del serbo Milosevic
1995: resistenza non violenta (Rugosa)
1996-99: guerriglia fra polizia serba e i separatisti albanesi della UCK (spostamento di profughi)
1999-2002: la NATO viene coinvolta e interviene con il sistema della persuasione e minacce nei confronti di
Milosevic
marzo '99: bombardamenti sulla Serbia e il Kosovo
2006: Il Kosovo è in attesa di effettuare il referendum sull'indipendenza. Il difficile
negoziato si svolge a Vienna; ancora una volta la Serbia (Belgrado) è contraria
29 ottobre: un referendum serbo sancisce che il Kosovo è "parte integrante e
inalienabile" della Serbia.
USTASCIA
Il termine Ustascia (in Croato e Serbo Ustaše, dal verbo "Ustati" che significa insorgere), già
usato dagli slavi balcanici per indicare coloro che lottavano contro i turchi, venne ripreso da
Ante Pavelic per designare gli appartenenti al movimento nazionalista croato di estrema destra
che si opponeva ad un regno di Jugoslavia federativo nonchè dominato da elementi serbi (1928). Costituito il
Partito unico dello stato
indipendente di Croazia (1941), con l'aiuto dei nazionalisti, del regno fascista italiano e la benevolenza della
Germania nazista, gli ustascia commisero spaventose atrocitā sterminando un milione circa di persone tra Serbi,
Ebrei, zingari e dissidenti politici.
Ante Pavelic
Ante Pavelic, Bosnia-Erzegovina 1889-1959, fu fondatore del movimento nazionalista degli
Ustascia e capo dello "Stato indipendente di Croazia" dal 1941 al 1945.
Si impegnò in un movimento nazionalista che si opponeva alla monarchia yugoslava.
Il 6 aprile 1941 la Yugoslavia fu invasa dalle forze dell'Asse e Pavelic divenne il capo dello "Stato indipendente
croato", esteso dalla Slovenia a buona parte della Bosnia, di fatto dipendente dalla Germania nazista e dall'Italia
fascista da cui riprese le istituzioni. La corona di Croazia venne offerta ad Aimone di Savoia-Aosta, che la cinse
con il nome "Tomislav II". Gli italiani inoltre occupavano gran parte della costa.
Il regime fu particolarmente efferato: con l'appoggio di gruppi di fanatici cattolici (krizari, o "crociati") e
sull'esempio degli alleati vennero avviate violente persecuzioni contro Ebrei, Serbi, comunisti e zingari. Dopo aver promulgato leggi contro gli Ebrei, fu creato il campo di concentramento di Jasenovac.
Fu messo in atto un vero e proprio genocidio contro i Serbi.
L'esercito combatteva a fianco delle forze dell'Asse contro il movimento di resistenza comunista di Tito e contro i
"cetnici" (partigiani monarchici).
Nel 1945 con la sconfitta Pavelic fu costretto a fuggire. La Chiesa cattolica di Roma e il papa Pio XII, che era
stato sempre particolarmente benevolo nei suoi confronti, furono sospettati di averne favorito la fuga.
Si rifugiò nella Spagna del dittatore Francisco Franco, dove infine morì due anni dopo.
NAZIONALISMI E REGIONALISMI
Nel '900 l'ideologia nazionalista ha conosciuto varie fasi di espansione, ma nel secondo dopoguerra viene assorbita dal confronto tra USA e URSS, cioè tra due concezioni del mondo che hanno un orizzonte sovranazionale.
In questa fase i conflitti nazionalistici sono ridotti a livello "locale".
Con la fine della Guerra Fredda e il disgregarsi dei due blocchi, i movimenti nazionalistici assumono peso e
significato, specie nei paesi "satelliti" dell'URSS come la Iugoslavia: esplodono un forte senso di appartenenza
etnica e, di conseguenza, rivalità latenti tra gruppi costretti fino ad allora a rinunciare alla propria
peculiarità.
Causa scatenante di conflitti armati è una difficile situazione economica (disoccupazione e disgregazione del
tessuto sociale). Allora, le tradizioni religiose - culturali acquistano maggiore peso e portano a spinte
indipendentistiche.
In particolare, il nazionalismo delle minoranze slave, disperse dapprima all'interno dell'Impero austro/ungarico,
della Germania e della Russia, prese le mosse dall'idea di solidarietà etnica. Il panslavismo, però,
fu un movimento contraddittorio, quindi debole: gli Stati slavi (Stati nazionali come la Serbia) all'inizio del '900 diventeranno luogo di scontro fra gli interessi di altri paesi, come la Russia e l'Austria Ungheria.
Ai giorni nostri, nei primi Stati nazionali o federali non č possibile identificare chiaramente le
nazionalità delle popolazioni, perché le linee di fratture etniche, linguistiche, religiose, non
coincidenti tra loro, danno luogo ad innumerevoli combinazioni e sovrapposizioni di etnie diverse: il focolaio del
nazionalismo non è ancora spento.
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Pagina creata: martedì 9 gennaio 2007
Ultima modifica: lunedì 19 febbraio 2007
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